Sette anni, il tempo vissuto da Sebastião Salgado – uno dei più celebri fotoreporter della storia – nelle terre dell’Amazzonia brasiliana, fotografando ogni cosa: la foresta, i fiumi e le persone che vi abitano.

La sua prestigiosa e suggestiva collezione fotografica, raccolta e raccontata al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, sarà esposta fino al 25 aprile 2022.

Una mostra fotografica a cura di Lélia Wanick Salgado, Amazônia tocca l’anima e smuove le coscienze. Assolutamente da non perdere.

La mostra fotografica di Salgado a Roma

Contenuti

Una delle tante mostre organizzate da Sebastião Salgado per condividere le sue opere con il mondo, è arrivata di recente in Italia. Più precisamente a Roma, al MAXXI, Museo delle arti contemporanee del XXI secolo.

Inaugurata il 1 ottobre 2021 è stata prorogata fino al 25 aprile 2022. La mostra, con più di 200 opere, ci immerge nell’universo della foresta amazzonica, mettendo insieme le impressionanti fotografie di Salgado.

A fare da sfondo alla mostra, il fruscio degli alberi, le grida delle scimmie, il canto degli uccelli, il fragore delle acque che scendono dalle cime delle montagne. Tutto ciò, a comporre un suggestivo paesaggio sonoro creato dal compositore Jean Michel Jarre.

Secondo Salgado una mostra fotografica è l’espressione visiva di un’ idea, una rappresentazione pensata per convogliare un punto di vista.

Fotografia come espressione visiva di un’idea

Sin dal momento dell’ideazione della mostra, Salgado manifesta la volontà di ricreare un ambiente in cui il visitatore si potesse sentire trasportato dai suoni e dalle sensazioni della foresta. All’interno della mostra per questo – oltre a fotografie, musiche e suoni – sono state ricreate in modo più che realistico le ocas, tipiche abitazioni indigene, presenti nei piccoli e isolati insediamenti della giungla.

Un altro particolare, minuziosamente studiato da Salgado è il buio, l’oscurità della sala. La luce infatti è orientata solo verso le fotografie, questo per non far distrarre i visitatori da elementi secondari e meno rilevanti.

Ogni particolare della mostra è stato studiato da Salgado ma curato e ricreato da Lélia Wanick Salgado, compagna di viaggio e di vita del grande artista.

A completare la mostra si aggiunge un importante e imperdibile palinsesto di incontri. Obiettivo principale di ogni incontro, stimolare riflessioni sulle problematiche relative al cambiamento climatico, all’emergenza ambientale, a partire dal fenomeno della deforestazione in Amazzonia.

Chi è Sebastião Salgado

Sebastião, nasce nel 1944 a Minas Gerais, in Brasile. Inizia la sua formazione come economista prima in Brasile per poi trasferirsi successivamente in Francia. La sua passione per la vita e l’osservazione della stessa è sempre più radicata in lui.

una fotografia del fotoreporter Sebastiao Salgado

Inizia così la vocazione per la fotografia, prima percepita come dedizione e interesse poi come progetto di vita e passione.

Il tutto inizia negli anni settanta quando Sebastião viene mandato in missione in Africa, da questa esperienza nulla sarà più come prima e la fotografia diventerà parte fondamentale della sua esistenza. Al ritorno dall’Africa, nel 1973, realizza il suo primo reportage dedicato alle condizioni climatiche di siccità del Sahel, zona dell’Africa subsahariana.

La sua spiccata sensibilità e voglia di scoprire lo portarono a orientarsi sulla documentazione della condizione umana nelle diverse aree geografiche, in oltre cento paesi.

Diverse le tematiche, come i devastanti cambiamenti atmosferici, la povertà, le gravi condizioni dei profughi in Europa ma ognuna degna di essere immortalata e resa testimonianza di fronte al mondo.

Ogni sua fotografia, lo porta ad ottenere importanti riconoscimenti, tra cui il titolo di ambasciatore UNICEF e membro onorario della Academy of Arts and Sciences statunitense.

Dallo straordinario lavoro di Sebastião Salgado vennero pubblicati libri e organizzate importanti mostre fotografiche.

Ogni mostra evidenza la delicata vita dell’uomo e il coraggio della sopravvivenza, concetti presenti anche in una delle citazioni più profonde di Salgado:

“Quando fotografo, io respiro la fatica dell’uomo, i suoi ritmi, le sue angosce, ma anche le sue speranze”

A chi gli chiede invece perché le sue fotografie sono in bianco e nero e non a colori risponde:

“Nelle fotografie a colori c’è già tutto. Una foto in bianco e nero invece è come un’illustrazione parziale della realtà. Chi la guarda, deve ricostruirla attraverso la propria memoria, assimilandola poco a poco. C’è quindi un’interazione molto forte tra l’immagine e chi la guarda. La foto in bianco e nero può essere interiorizzata molto di più di una foto a colori, che è un prodotto praticamente finito”.

 

Per informazioni sugli orari e l’acquisto dei biglietti online, visita il sito ufficiale del MAXXI👈🏻